Il mondo del lavoro è soggetto a cambiamenti continui e consistenti.
Quello con il quale dobbiamo confrontarci è un universo sempre più flessibile, globalizzato e caratterizzato da formule di impiego diverse a partire dal cosiddetto telelavoro, che offre l’opportunità di organizzare la propria attività restando a casa, fra le mura domestiche.
Lavorare dalla propria abitazione talvolta è anche una scelta di convenienza perché i costi di affitto di un ufficio sono spesso proibitivi e non permettono di restare nel budget disponibile.
L’ufficio in casa inoltre è la soluzione ottimale per chi cerca di conciliare la professione con gli impegni famigliari.
Comunque, a prescindere da quali sono le motivazioni che spingono a realizzare uno studio in casa, con una spesa minima è possibile disporre dello spazio perfetto per lavorare comodamente, come ci assicurano dal team di Idea Casa Plan.
La soluzione ottimale è dedicare una stanza specifica allo studio, sistemando scaffalature, una scrivania con un ampio piano di lavoro ben illuminato, ed una sedia comoda.
Se non si dispone di una stanza adeguata si possono studiare soluzioni alternative, arredando un angolo della casa e cercando di rendendolo ospitale e confortevole, perfetto per lavorare in comodità.
Per l’ufficio in casa, normativa a parte, sono necessari pochi accorgimenti.
Ufficio in casa: le condizioni
Per esercitare la libera professione fra le mura di casa è necessario considerare se l’attività svolta non rende indispensabile avere requisiti fondamentali in termine di spazi.
Inoltre è essenziale che non sia prevista apertura al pubblico.
Se la tipologia di attività svolta non rende necessario modificare strutturalmente lo spazio casalingo, oppure organizzare in maniera specifica un angolo di casa, non è obbligatorio seguire adempimenti specifici in tema di ufficio in casa e normativa.
Diverse le soluzioni invece se l’immobile ospiterà un ufficio o uno studio professionale, per cui si dovesse rendere necessario il cambio di destinazione d’uso.
Uso promiscuo studio-abitazione
L’uso promiscuo studio-abitazione è lecito e le norme di riferimento sono contenute nel Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi).
Il Tuir sancisce che nel caso si abbia a che fare con immobili di proprietà usati promiscuamente, è possibile dedurre dal reddito del lavoratore autonomo una cifra pari al 50% della rendita catastale.
Se l’immobile è invece in affitto o in leasing è possibile dedurre il 50% del canone pagato.
Deducibili al 50% anche le spese sostenute per eventuali ristrutturazioni, opere di ammodernamento e manutenzione.
Cambio destinazione d’uso parziale o totale
Se si intende ospitare l’ufficio in una porzione di casa, aprendola al pubblico e ad un uso professionale, la legge consente un cambio di destinazione d’uso anche parziale.
La regola prevede un frazionamento con cambio d’uso solo per alcuni vani, l’importante che vengano divisi dal resto dell’immobile. In pratica i vani adibiti a studio passeranno da un uso residenziale a direzionale, naturalmente se il piano regolatore comunale lo prevede.
Il cambio d’uso deve essere previsto anche dal regolamento condominiale.
Nel caso il regolamento di condominio rappresenti un impedimento è necessario chiedere all’assemblea condominiale di esprimersi, mettendo ai voti la richiesta.
Agendo in barba alle regole, il condominio, tramite l’amministratore, può chiedere di interrompere la nuova destinazione perché considerata abusiva
Il cambio di destinazione d’uso può anche essere totale, in entrambi i casi comunque è necessario presentare la DIA, ovvero dichiarazione d’inizio attività, al Comune di residenza, regolarmente firmata da un professionista abilitato, oppure, se sufficiente, la SCIA segnalazione certificata d’inizio attività.
In caso di variazioni strutturali all’immobile è obbligatorio inoltrare una richiesta per ottenere il permesso di costruire.
La variazione parziale o totale deve essere comunicata all’ufficio catastale per la mutazione di categoria edilizia, che vede cambiare la rendita catastale ed i parametri per calcolare Imu, Tari, Tasi e le altre imposte di pertinenza.
Infine è necessario ottenere la certificazione di agibilità dal Comune.