Quando si è alle prese con una ristrutturazione spesso si tende a sottovalutare un aspetto fondamentale: lo smaltimento dei rifiuti edili e delle macerie accumulate nel corso delle lavorazioni. Come noto, le opere di demolizione e, più in generale, le lavorazioni edili comportano la produzione di una quantità ingente di rifiuti e di materiali di scarto, quali calcinacci e simili.
Chiunque affronti una ristrutturazione deve necessariamente porsi questo problema: una gestione non corretta, infatti, rappresenta una violazione e in quanto tale può determinare sanzioni anche pesanti. Lo stesso discorso vale per gli interventi di modesta entità: anche in questo caso, infatti, è necessario selezionare i materiali di risulta e avviarli agli appositi impianti di trattamento. Interrare sommariamente i rifiuti in giardino o smaltirli a casaccio, evidentemente, non è una valida alternativa. A chi rivolgersi per lo smaltimento e quando costa? Vediamo i diversi casi.
Le tipologie di rifiuti
I rifiuti prodotti dagli interventi di costruzione, demolizione e ristrutturazione sono soggetti a una precisa classificazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di rifiuti speciali che, a seconda del materiale in questione – laterizio, cemento, metallo, ceramica e così via – sono associati a un determinato codice. Un discorso a parte riguarda la terra e le rocce da scavo che, a differenza dei materiali inerti, non sono classificati come rifiuti.
Selezionare le tipologie di rifiuti è fondamentale per avviarli al processo di smaltimento o, a seconda dei casi, di riuso e riciclo. Il processo di selezione è di particolare importanza anche per individuare i materiali potenzialmente contaminati o nocivi che, in caso di riutilizzo, devono essere sottoposti ad opportuni trattamenti. A occuparsi dello smaltimento dei rifiuti speciali, inoltre, deve essere per legge un’impresa iscritta all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, a cui eventualmente l’impresa edili può delegare le operazioni.
Smaltimento materiale edile: come fare
A gestire l’identificazione e il trasporto dei rifiuti è, generalmente, l’impresa edile a cui sono affidati i lavori. Un adempimento fondamentale, in questo senso, è la dichiarazione di smaltimento dei rifiuti edili, firmata da un tecnico incaricato. Questo documento certifica che la gestione dei rifiuti speciali è realizzata a norma di legge e riporta il bilancio di produzione dei materiali: ovvero, le quantità di materiale da scavo e risultante da demolizione e costrizione – o altre tipologie – da destinare al riutilizzo in cantiere o da avviare in discarica o ai centri di riciclaggio.
Per quantitativi superiori ai 30 kg al giorno, è necessario garantire la tracciabilità dei rifiuti: ovvero, compilare l’apposito formulario di identificazione dove specificare, oltre alla tipologia di macerie, l’origine dei rifiuti, l’impianto di smaltimento di destinazione e il tragitto da effettuarsi durante il trasporto.
Quanto costa lo smaltimento
Come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi l’obbligo di gestire i rifiuti ricade sulla ditta, ovvero sul produttore del rifiuto stesso. Ma cosa succede in caso di lavori svolti in economia, ovvero di ristrutturazione fai da te? In questo caso a doversi occupare dello smaltimento è il privato.
Il costo di smaltimento dei rifiuti edili dipende dal tipo di materiale e risulta molto variabile a seconda che si tratti di materiali ferrosi o non ferrosi. Se la gestione non spetta all’impresa edile, è consigliabile richiedere più preventivi a ditte specializzate e confrontare le tariffe per il trasporto e per lo smaltimento vero e proprio. Tieni presente che, se la quantità di rifiuti è limitata, esiste anche la possibilità di rivolgersi alle isole ecologiche per il conferimento locale.